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PROGETTO DI VITA PER LA PERSONA CON DISABILITA’

La legge n. 328/00 “ Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali” all’art. 14 stabilisce che:

  1. Per realizzare la piena integrazione delle persone disabili nell’ambito della vita familiare e sociale, nonché nei percorsi dell’istruzione scolastica o professionale e del lavoro, i comuni, d’intesa con le aziende unità sanitarie locali, predispongono, su richiesta dell’interessato, un progetto individuale, secondo quanto stabilito al comma 2.
  2. Nell’ambito delle risorse disponibili, il progetto individuale comprende, oltre alla valutazione diagnostico-funzionale, le prestazioni di cura e di riabilitazione a carico del Servizio sanitario nazionale, i servizi alla persona a cui provvede il comune in forma diretta o accreditata, con particolare riferimento al recupero e all’integrazione sociale, nonché le misure economiche necessarie per il superamento di condizioni di povertà, emarginazione ed esclusione sociale. Nel progetto individuale sono definiti le potenzialità e gli eventuali sostegni per il nucleo familiare.

Pertanto il Comune, su istanza della famiglia, deve predisporre un progetto in cui siano individuati gli interventi più opportuni per la persona, garantendo anche la necessaria interlocuzione con l’azienda sanitaria provinciale, che rappresenta l’Istituzione deputata all’erogazione di tutti quegli interventi socio-sanitari e sanitari, che dovrebbero rientrare nel progetto stesso.

Il Comune predispone il progetto individuale “nell’ambito delle risorse disponibili”: tali risorse possono segnare la maggiore o minore qualità del progetto, ma non la sua predisposizione, che è un diritto del richiedente.

Perché il Progetto Individualizzato sia realmente efficace, occorre che i vari interventi si basino su un’analisi completa di tutte le variabili, oggettive e soggettive, che ruotano attorno alla persona con disabilità:

  1. situazione sanitaria personale;
  2. situazione economico/culturale/sociale/lavorativa;
  3. situazione relazionale/affettiva/familiare;
  4. disponibilità personale della famiglia, amici, operatori sociali;
  5. interessi personali;
  6. servizi territoriali già utilizzati;
  7. servizi territoriali cui poter accedere nell’immediato futuro.

E’ evidente che, essendo il Progetto di vita incentrato sulla persona, risulti imprescindibile la partecipazione attiva del disabile e della famiglia sia nella fase progettuale che attuativa del progetto stesso.

Questo continuo dialogo tra la Pubblica Amministrazione da una parte ed il beneficiario/famiglia dall’altra sarebbe oltremodo utile anche per “ripensare” periodicamente il progetto.

Infatti lo stesso deve essere dinamico ed adattare nel tempo gli interventi al variare della situazione di partenza.

Il Progetto individuale è lo strumento che riunisce, integra e dà continuità ai vari interventi che si susseguono nel corso della vita (riabilitazione, integrazione scolastica, formazione e inserimento lavorativo, inclusione sociale ecc..).

L’innovazione introdotta dalla legge 328/00, rimasta ancora in gran parte inattuata, è di portata straordinaria: oggi si dovrebbe guardare alla persona con disabilità non più come ad un semplice utente di singoli servizi frammentati fra loro, ma come ad una persona con i suoi bisogni, i suoi interessi, partendo dalle sue caratteristiche personali e potenzialità e non da ciò che, a causa delle sue condizioni di salute, gli manca.

Dott.ssa Maria Aangela Valenti (Assistente Sociale)

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